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Sunday, April 28th, 2024

(vinoclick) In principio fu la foto di Mussolini a campeggiare su una bottiglia di rosso. Protagonista di una cena friulana, divenne la pioniera nella serie di bottiglie storiche Lunardelli. Poi arrivò il debutto del Führer, il più rappresentato sulle etichette dell’Azienda vinicola di Pasian di Prato, ora al centro di una bufera internazionale con tanto di anatemi e di inviti al boicottaggio. E non è la prima volta.

Stavolta è stata una coppia di norvegesi in vacanza a Rimini a scatenarla. Incappati nelle bottiglie con etichette che effigiavano i due dittatori sugli scaffali di un supermercato, hanno gridato allo scandalo. Qualche giorno fa, al rientro dal loro tour italiano, i coniugi norvegesi Havard e Gaysa Furulund lo hanno “confidato” al quotidiano Adressa.

Da quel momento la notizia non ha fatto che rimbalzare sulla stampa internazionale fino al pronunciamento di una vera a propria “fatwa” da parte del Centro Simon Wiesenthal, impegnato sul fronte delle difesa della memoria della Shoah e della caccia ai criminali nazisti, che ha lanciato un appello ai boicottaggio dell’azienda. «Quando è troppo è troppo – tuonano Marvin Hier e Abraham Cooper del Centro Wiesenthal con una nota -. Abbiamo prima protestato per il lancio del Führerwein da parte dell’azienda italiana nel 1995, ora viene promossa sul sito web una linea di vini più vasta che avvilisce, umilia e schermisce le vittime di Hitler». Quindi rincarano la dose, definendo oltraggiosa la linea e aggiungono: «Ci possono essere solo due tipi di persone che comprano questo vino: quelle che si riconoscono in tale tipo di idee e i giovani che non hanno vissuto la seconda guerra mondiale, e per questo pensano che sia divertente».

vino-hitlerScuote la testa Andrea Lunardelli, 48 anni, che ha affiancato il padre Alessandro nell’azienda di famiglia e ha tenuto a battesimo la serie. «Sui nostri rossi ci sono 105 etichette con una galleria di personaggi storici, da Napoleone a Churchill, da Claretta Petacci a Stalin, da Che Guevara a Gramsci, da Marx a Mao, dall’imperatore Francesco Giuseppe alla principessa Sissi, ma quelle che effigiano Hitler sono le più richieste – osserva Lunardelli –. A ordinarle sono soprattutto tedeschi e austriaci. Sono collezionisti e appassionati di vini, non naziskin, quelli rifiutano i prodotti italiani per principio».

Lunardelli scorre le etichette della serie che copre una produzione annua di oltre 25 mila bottiglie, pari a circa un terzo del vino imbottigliato dall’azienda. Una sessantina gli ettari vitati sui quali l’azienda produce Merlot, Pinot nero, Refosco, Rosato, Chardonnay, Friulano, Malvasia istriana, Pinot grigio, Verduzzo, Sauvignon e Ribolla gialla, oltre alla grappa.

«La linea non è nata con fini politici, né vuole sostenere gruppi di nostalgici di qualsivoglia partito, tant’è che dalle etichette sono bandite svastiche e croci uncinate – premette Lunardelli –. È una serie storica, corredata da una sezione artistica che immortala i dipinti di Monet e van Gogh, tanto per citarne alcuni. A breve – aggiunge – ne faremo un’altra dedicata ai musicisti, da Mozart a Beethoven, da Verdi a Chopin, ma si parla del nostro vino come se fosse dedicato solo a Hitler e a Mussolini. Abbiamo già subito cinque sequestri, affrontato percorsi giudiziari per apologia del nazismo, arrivando fino in Cassazione, ma mai, dal 1995, abbiamo subito condanne. Noi facciamo solo il nostro lavoro – conclude Lunardelli – il resto è polemica».

 
 

One Response to “Hitler sul vino”

  1. 31 Agosto 2013

    Zabawa says:

    Ottimo spunto per attente riflessioni. Grazie per il contributo.