Skip to Content

Tuesday, May 14th, 2024

PERUGIA – Con l’espressione di cui vanno fieri gli inglesi, a Londra è stata presentata una nuova linea di vini.
Si chiama “Laumbria”, ma della terra del Sagrantino ha solo l’assonanza. Uve e spremitura risalgono alle campagne di Romania, mai onorate da cuvèe particolarmente pregiati. Dal controspionaggio del prodotto tipico, ora smantellato per avere usato cimici telefoniche grandi come frigoriferi e quindi facilmente individuabili, si scopre non sia la prima volta di abusi nella riproduzione di prelibatezze nostrane. Era già successo con le lenticchie di Castelluccio. Riprodotte in Albania, per fortuna hanno avuto vita breve. Grandi come un frisby e dal sapore sabbioso, venivano servite a spicchi. Per mesi l’inganno ha retto tra i commensali albanesi. Ma solo perché non è facile raggiungere l’Umbria con i gommoni.

E come dimenticare i tartufi cinesi. A volte somiglianti a patate infelici, altre a cetrioli con disturbi bipolari, la loro carriera è finita in un giorno di pioggia. Grazie a un limite proprio della vernice nera, erroneamente scelta di origine vegetale.
Non disperate: nonostante lo sconforto manifestato da Marco Caprai, inventore (vero) del Sagrantino, a proposito dell’efficacia della protezione della Regione verso i prodotti di origine controllata, la soluzione è nell’aria. In gran segreto l’Umbria potrebbe avviare la produzione di bottiglie con il 90 per cento di anidride carbonica e qualche goccia di vino bianco. Le furbissime spie della Graspo, l’Fbi romeno, verrebbero a saperlo subito. E volendo esagerare per batterci in volata, sicuramente aumenterebbero la percentuale di anidride carbonica al 98 per cento. Invece dei mercati salterebbero le loro cantine. Dando finalmente un significato autentico alla definizione, spesso abusata, di boom.

[da Il Messaggero]