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Thursday, March 28th, 2024

di Massimiliano Furlan

(vinoclick) Ci sono vini decisamente sopravvalutati ed altri un pò ignorati nel campo enologico, tra questi il Verdicchio dei Castelli di Jesi Marche. Un vino di grande duttilità che conosce abbinamenti ad ampia scelta dai profumi più svariati ed una grande predisposizione alla spumantizazzione. Tra le realtà che costellano la regione marchigiana vogliamo soffermarci sull’azienda Montecappone della famiglia Bomprezzi e Mirizzi. Vini di grande qualità dai bianchi ai rossi con metodi di vinificazione tecnologicamente ricercati e qualche volo pindarico come la maturazione in anfora. La proprietà è composta da 40 ettari più altri 6 in affitto, tutti situati a Jesi. Le vigne sono allevate a guyot e cordone speronato sia a bacca bianca che rossa e la produzione va dal Verdicchio al Sauvignon Blanc al Montepulciano e Sangiovese grosso.

Tra questi abbiamo degustato Utopia bianco e Ergo bianco.

Il primo è un Verdicchio dei Castelli di Jesi Riserva Classico DOCG 2015, la vigna è piantata su un terreno sabbioso a guyot. Matura per 12 mesi in vasche di cemento e 6 in bottiglia, sosta per 9 mesi sulle feccie nobili. Vino dal colore giallo paglierino con riflessi dorati con sentori di pesca gialla, mandorla , pepe bianco, tiglio, erbe aromatiche con un sentore minerale e note balsamiche. In bocca ritorna la frutta fresca e la mineralità con una morbidezza che ben si sposa con l’equilibrio fresco sapido che aiuta un bella persistenza lunga e piacevole. Vino di grande equilibrio e duttilità nell’abbinamento con cibi come cacio e pepe o primi con condimenti di verdure, pesce di vario genere ed anche formaggi poco stagionati. 96/100

Il secondo vino è Ergo di Mirizzi Verdicchio dei Castelli di Jesi 2017. Un Cru con vigne allevate a guyot e trattate in agricoltura biologica con una vendemmia tardiva. La vinificazione viene effettuata con lieviti indigeni e propri con una maturazione di un anno in anfora. Il colore è dorato con sentori di frutta fresca come albicocca e frutta tropicale, mandorla fresca, miele e fiori gialli. In bocca al primo assaggio arriva immediatamente una nota quasi dolce ma non stucchevole con una morbidezza glicerica e una grande acidità ed una sapidità contenuta che da al vino un grande equilibrio e persistenza. Probabilmente tutto dovuto alla vendemmia tardiva che lascia i grappoli un pò in surmaturazione con una percentuale zuccherina leggermente più alta. Un piccolo capolavoro. L’abbinamento possibile con primi di pesce, formaggi anche stagionati, coniglio ed agnello al forno. 94/100